)*(Stazione Celeste) 

 

arcobaleno

Un ponte tra Cielo e Terra

  

  

 

Capitolo 6

 

 

La Legge, la Morale

Nulla è fuori di me, se non è già dentro di me!

 

 

“... Non c’è regola, non c’è morale, non c’è legge, non c’è libertà se io non sono un uomo di legge, un uomo di morale, un uomo libero! Non c’è questo, se io non sono già questo! Non c’è legge fuori di me, se non c’è legge dentro di me, non c’è morale fuori di me, se non c’è morale dentro di me! Non c’è libertà fuori di me, se non c’è libertà dentro di me! Sono io uomo sapiente? Sono io uomo saggio? Se io sono questo, il mondo è sapiente e saggio! Se cerco fuori dissipando così inutilmente la mia energia e continuo a cercare magari all’infinito, scoprirò la cima dei sapienti esterna a me, ma non la cima dei sapienti interna a me!..”.

 

Leggi, codici, dogmi, religioni, ideologie, etica, tutto e tutti sembrano volerci dire cosa dobbiamo fare e come dobbiamo farlo! Nessuno si occupa e preoccupa di sapere cosa noi vogliamo fare! Son proprio così inutili ed insignificanti i nostri più profondi desideri e le nostre più autentiche aspirazioni? Siamo inetti al punto da dover essere sempre istruiti su ciò che è bene per noi? O non è forse giunto il momento di cominciare a decidere noi cosa vogliamo fare? L’umanità non è più ad uno stadio così infantile da aver bisogno di qualcuno che le dica sempre tutto, proprio come si fa con i bambini quando richiedono costantemente l’aiuto dei genitori per comprendere cosa è bene e cosa è male. E quand’anche noi decidessimo di “perderci” nelle strade impervie e pericolose del”Male”, non dovremmo in questo essere lasciati liberi di sbagliare? I Guida dicono che chi sbaglia, non verrà punito se non dagli stessi errori che ha commesso; nessun Dio lo punirà, nessun Inferno lo aspetterà eternamente..! L’Anima, prima di incarnarsi, decide col suo Spirito-Guida, quali esperienze vivere nel corso della sua vita, quali persone incontrare e quali possibilità di eventi è, in ogni caso, disposta a vivere. Quando ci disincarneremo, la nostra Anima esaminerà insieme al nostro Guida, tutti gli atti compiuti in vita, decidendo cosa va rivisto, quali errori sono stati commessi e ciò che invece è stato vissuto con pienezza di coscienza e, di conseguenza, con profitto per la crescita dell’Anima.

 

L’Etica dovrebbe essere soprattutto  individuale, dovrebbe provenire dal nostro interno, poiché se ascoltassimo un codice morale esterno, tradiremmo le nostre più reali aspirazioni e le nostre esigenze, tradiremmo i nostri più profondi desideri, che poi, in realtà, sono proprio quelli che fanno davvero crescere la nostra Anima e quindi hanno un valore spirituale, essenziale per noi.

 

Favola divina.

 

A: “…Non mi indurre in tentazione, Dio, perché so che lo farai e se lo farai, io entrerò in guerra! Non distruggere il mio Giardino, Dio, perché se lo farai, probabilmente dal mio stesso, ruberò una mela!

 

Ogni giorno c’è un Dio che mi chiama, ogni giorno c’è un Dio al quale io devo rispondere, ogni giorno c’è un Dio che mi  dice, ogni giorno c’è un Dio che io posso non ascoltare, ogni giorno c’è un Dio che mi bussa ed ogni giorno io ho la scelta di cosa fare con questo Dio. Finalmente lo ascolto. Questo Dio bussa alla mia porta e chiede: oggi acqua, domani pane, dopodomani qualche altra cosa. Sta sempre a chiedere questo Dio. Bussa e ogni giorno chiede, oggi l’acqua, domani questo, un altro giorno  qualche altra cosa; per innumerevoli volte non ho aperto la porta, ma oggi che ho aperto non sono capace di dire di no. Tutti i giorni che mi son permesso di non aprire quella porta, ero libero nel mio no di non aprire a un Dio che bussava, ma da quando ho aperto la porta, sono diventato incapace di dirgli di no. Per questo fino ad un certo punto l’ospite è  gradito, ma da altro punto di vista l’ospite  non dà mai niente in cambio; l’ospite chiede oggi questo, domani quello, ma è Dio, è un ospite di riguardo, eppure comunque sempre chiede. Un giorno chiedo a Dio di entrare e di prepararmi il caffè, ma l’Ospite si rifiuta! Ripropongo più volte al mio Dio di farmi un caffè, ma Dio si rifiuta. Iddio non bussa più alla mia porta da quando Gli ho chiesto di prepararmi il caffè. Finalmente così per molto tempo non odo più nessuno bussare e non ho più scocciature. Finalmente torno al mio quotidiano, finalmente torno a tutto il mio vivere, finalmente torno a non dire mai sì o no, a non esser costretto né nel no, né nel sì; non mi bussa più e non sono costretto a dire no, non mi bussa più e non sono costretto a dire sì. Finalmente posso anche dire che ha torto Lui, poiché non mi ha preparato il caffè.

 

Dopo un po’, comincio a sentirne la mancanza; tutto sommato era un po’ fastidioso, aveva sempre qualcosa da chiedere e non mi dava mai niente in cambio, ma era una bella compagnia; tutto sommato comincio ad annoiarmi, tutto sommato comincio a guardare dalla finestra per vedere se arriva e magari per dirgli di no; però, insomma, se arrivasse…! Comincio a pregarLo con tutte le mie forze: Ti prego torna, torna da me, Ti darò acqua in abbondanza e…non Ti chiederò più di farmi il caffè; Ti prego torna da me, ma Dio non torna! 

 

Per questo comincio a dire che Dio è un malvagio, che non soltanto mi ha chiesto di più di ciò che avrei dovuto, non soltanto Gli ho aperto la mia porta anche quando non ne avevo voglia, nonostante tutto L’ho ospitato nella mia casa, Gli ho chiesto di farmi un caffè e Lui si è rifiutato; dopodiché non è più venuto ed io ne ho sofferto molto e nemmeno adesso che io Lo chiamo ad alta voce, vuole rispondere al mio richiamo: questo Dio mi ha dichiarato guerra!!

 

Comincio così a non credere più in Dio, come facevo quando ancora non gli avevo aperto la porta, ma un giorno L’ho conosciuto ed ho imparato a crederGli, ma m’è costato troppo. Allora ritorno a crederGli e comunque non potrei più non crederGli, ma Lo sfido! Finalmente arriva il momento in cui io posso sfidarti, ti metto sul mio stesso piano: sei peggiore di me tutto sommato..! Sei peggiore di me, perché io Ti ho aperto la porta e Tu non sei più tornato, perché io Ti ho offerto l’acqua e Tu non mi hai preparato il caffè: sei peggiore di me! 

 

Comincio a guardarmi allo specchio e comincio a vedere che tutto sommato sono più buono di Dio, in quanto ho saputo dire più sì di Dio, ho saputo anche essere in grado di dire no a suo tempo; insomma, sono proprio un Dio! Oggi posso sfidarLo!

 

Ecco che non ho più bisogno di Lui, non Lo chiamo più; quando mi manca, mi guardo allo specchio e mi dico:” Io sono Dio e non c’è altro Dio all’infuori di me! Non può mancarmi qualcosa che non sia dentro questa casa”. Oggi mi preparo il caffè, domani mi bevo l’acqua, dopodomani mi busso alla porta.

 

Così comincio a bussare alla mia porta, mi busso il giorno e chiedo l’acqua e rispondo: no! E così ricomincia la stessa storia con me stesso: finalmente riesco a dire sì e succede la stessa medesima cosa, finchè mi trovo solo; non mi busso più!

 

Ecco posso riguardarmi allo specchio, ma non sento neanche più dirmi, da me stesso, che io sono Dio! Il Dio che era dentro di me se n’è andato col Dio che era fuori di me!

 

Così finalmente sono libero per la seconda volta dall’immagine di un Dio, finalmente posso tornare a non credere! Tutto ciò in cui ho creduto fino a ieri, oggi posso non credere più, perché non c’è più il ricordo né del Dio che mi dava il mio Dio, né di quello che era fuori di me! 

 

Ma esco d’improvviso un giorno e vado in giardino e noto due Essenze luminose che si contrastano, in vera e propria lotta; mi sembra di conoscerle ambedue e per questo mi avvicino: una è il mio Dio, l’altra è l’altro Dio! Mi chiedono da che parte sto. 

 

Vorrei fuggire, tornare nella mia casa e dimenticare tutto, ma in realtà c’è una lotta che mi piace vedere: finalmente due Dei che litigano tra di loro!! 

Finalmente vedo che tutto sommato sono dei presuntuosi entrambi! Finalmente vedo che chiedono a me di fare da arbitro.

 

La lotta continua ancora per una notte e al’alba stanno ancora proseguendo: in realtà non c’è il vincitore ed il vinto, in realtà continuano a lottare ed io sono l’arbitro e devo mettermi al centro di entrambi!

 

Divento il centro, l’interprete dell’uno e dell’altro, finché ad un certo punto non si capisce più chi aveva ragione; il Dio fuori di me dice: io ti ho bussato e ti sono venuto dentro, tu mi hai chiesto di farti il caffè, ma non hai visto che io ti son venuto dentro! Io non son stato soltanto con te, ma dentro di te, dandoti così molto di più di quel che mi avevi richiesto! Non è vero che non son più venuto a trovarti, anzi son venuto al punto di diventare parte di te! Perché mi aspettavi guardando fuori dalla finestra quando Io ormai ero dentro casa tua?

 

L’altro dice a suo modo: “Caro amico mio, Io però in questo Ti ho aiutato, perché se Io non t’avessi aperto la porta, Tu non saresti entrato da nessuna parte! Nessuno ti ha offerto l’acqua al di fuori di Me, nessuno è stato lì ad ascoltarTi e l’unico giorno in cui Ti ho chiesto di farmi un favore, Tu ti sei rifiutato! E’ vero, Tu sei entrato dentro di me, ma anche dentro di Me hai fatto un gran fracasso e anche dentro di Me non sei stato in grado di aiutarmi fino in fondo, anche dentro di Me sei diventato un presuntuoso, tale e quale a com’ eri fuori! E allora cosa puoi fare adesso se non andar via da questa terra? Lasciali soli gli uomini, andiamo via!

 

Questi due Dei finalmente si mettono a guardare il loro arbitro, quello che Li aveva interpretati fino a quel momento; si mettono a guardare quest’uomo e dicono:”Non è nient’altro che un uomo, eppure è un Dio anche Lui! E’in grado di comprendere il Mio ed il Tuo linguaggio, è parte di Me e parte di Te; Tu sei parte di Me e parte Sua; comprendi? Siamo tutti e tre uniti dentro di Lui e Lui è dentro di ognuno di Noi! Da oggi decidiamo chi fa il caffè; da oggi nella sfida più alta ognuno sceglie cosa fare, ognuno ha il dovere dentro di sé,  di scegliere.

 

Tu uomo a quale Dio credi?”. L’uomo sarebbe tentato di dire nessuno dei due, ma poi sente dentro di sé un altro Dio che nasce e non può più non ascoltare; per questo dice:”Credo ad entrambi eppure non Vi credo!”.

 

Poi l’uomo chiede loro:”E Voi, cosa volete da me?”.

 

Il Dio più grande, quello che era venuto per primo, dice che non vuole niente; vuole soltanto che Lui scelga cosa fare della sua vita.

 

L’Altro, il secondo Dio dice: ”Io voglio che nessuno voglia da Me qualcosa che non è da Me voluto!”.

 

L’Uomo dice: “Io sceglierò quindi qualcosa che Io e nessun altro all’infuori di Me vuole e Voi Mi aiuterete a preparare il caffè!!”.

 

L’accordo è giunto:”Se Tu dentro di Te, Uomo, sceglierai ciò che Dio vuole facendo nel contempo ciò che il Tuo Dio più alto ha desiderato, in questo Tu sarai nel Tuo centro più alto ed in questo potrai chiedere che qualcuno faccia il caffè per Te. Tu metti il caffè, però!…”.

 

Dio non ci chiederebbe mai di fare qualcosa che non sentiamo profondamente. Quando quindi Gli chiediamo qualcosa con sincerità e determinazione, Egli ce la concede. Spesso però ci capita di chiedere in modo egoistico e ciò che ci vien dato, non sempre coincide col nostro bene profondo. Colui che si conosce davvero, chiede correttamente, sceglie ciò di cui la sua natura più profonda necessita. E questa richiesta dell’Anima coincide esattamente con ciò che è anche buono e giusto per la società e per il Tutto. Il centro Individuale deve coincidere col centro Cosmico e Trascendente.

 

·        L’interprete.

 

A: “…Non possiamo interpretare niente che non sia stato prima vissuto da noi, non possiamo interpretare la Bibbia se non abbiamo profondamente vissuto la Bibbia!

 

Finché non c’è l’interprete, una volta che i due Dei esistono, litigano!

 

La Coscienza rispecchia la capacità più alta di scelta decisionale, libera nella possibilità di incontrare il proprio percorso e di perseguirlo; è il momento della libertà più alta in cui la coscienza, facendosi da interprete, è anche costretta ad accorgersi di tutto ciò che la impronta nella scelta; l’unico prezzo da pagare per essere se stessa e per diventare l’interprete, il punto di unione, per essere il centro, è quello di scegliere! ”  

 

Per questo adesso non può far altro che scegliere quale polverina metterà dentro, quale gusto darà al suo caffè, cosa farà e quale fatica gli costerà trovare la polverina e metterla dentro, affinché poi il Dio aiuti in tutto ciò che serve per il proseguimento; quello è il momento di più alta fatica per l’interprete.

 

A: “..C’è un giusto sopra ogni cosa se non c’è un giusto dentro ad ogni cosa? Dio è fuori di me soltanto se prima è dentro di me, è esterno soltanto se prima è interno : Dio si fa esterno nel momento in cui si è fatto interno; se non so dialogare col mio Dio, non saprò dialogare con un Dio più alto..”.

 

·        Il frutto del Peccato.

 

A: “..Sempre devo scegliere qual è il frutto più peccaminoso e più giusto! Non scegliete quello già conosciuto, non scegliete quello involuto e non ancora maturo per essere colto: scegliete il più maturo, il più giusto e il più peccaminoso. Non posso muovermi nel mio giusto se non posso muovermi nel mio personale peccato, non posso essere giusto se non ho compreso il gusto del peccato, non posso trovarmi sulla retta via se non ho mai conosciuto la deviante, non posso dire di questo se non ho conosciuto di quello: debbo unificare il tutto e se il tutto è unito in un frutto che li contiene tutti e due, io, nocciolo dello stesso, sarò il centro!

 

Quale morale inseguire se non la nostra, quale dobbiamo peccare se non la nostra; è facile peccare una morale d’altri che non ci appartiene; difficile è peccare la propria morale. Ci hanno insegnato che se io rubo una cosa non è giusto, ma il giorno  che io riuscirò a rubarla, sarò riuscito a peccare in un giusto datomi da un esterno, cosa che in realtà è fin troppo facile; ma se io rubo a me stesso ciò di cui ho bisogno, io comprendo l’alto valore del peccato e mi muovo nel mio giusto. Poi guardo dalla finestra e dico: - Quella è una città, la mia città e quella città dice che io ho peccato; io invece dico che non ho peccato; e se quella città dice che non ho peccato, io dico che ho peccato. Se io ho rubato a me, ho peccato di più che se io avessi rubato a te, per questo sono nel mio giusto; se avessi rubato a te, forse non avrei peccato. Ma nessuno verrà a dirti che sei un ladro se hai rubato una caramella dal tuo stesso pacchetto, ma io ti dirò che lo sei per più e più volte e ti dirò però che sei nel giusto.

 

L’Albero Maestro, Dio ve l’ha messo a disposizione, l’Albero Maestro Dio v’ha dato pieno di mele peccaminose, l’Albero Maestro Dio v’ha dato tentandovi e dicendovi di non mangiarne il frutto più grande e peccaminoso; eppure…mangia e dopo aver mangiato, cammina!

 

Se conosco il seme della mela che mangio, conosco il nocciolo e potrò quindi piantare altri alberi; se sarò in grado di far di quello, albero maestoso pieno di mele,  allora inviterò Dio al mio banchetto! E lì lo sfiderò!”.

 

La morale esterna non sempre coincide con quella interna, per cui ciò che ci vien detto essere errato e/o peccaminoso dalla società, può non avere alcuna eco nel nostro cuore e viceversa ciò che tanto ci colpevolizza può essere minimizzato dalla morale corrente. Ognuno di noi è unico e quindi ha delle peculiarità che altri non hanno e porta nel suo cuore delle leggi scritte soltanto per lui; le leggi esterne valgono per la massa, che non riuscendo a leggere nel proprio cuore, necessita di qualcuno che le scriva per loro. E’ necessario “individuarsi”, trovare la propria quiddità, essenzialità, unicità, natura per manifestare l’infinita varietà della Divinità, evitando così di mortificare il Creatore con atti e ritualità che scimmiottano l’essere d’altri, pavide ripetizioni prive di reale coscienza! Per farlo occorre guardarsi dentro profondamente e “rischiare” una propria morale!

 

Per conoscere il nostro bene è spesso utile se non necessario conoscere il nostro male: altrimenti la nostra “retta via” sarebbe insipida e incosciente come quella di uno stolto. Dio, infatti ha posto nel nostro giardino l’Albero della Conoscenza, del Bene e del Male e gustandone i frutti, anche i più proibiti, per i quali il Signore stesso magari ci tenterà, potremo raggiungere la conoscenza alla quale Egli ci ha destinato e con la quale potremo meglio servire Lui e noi stessi.

 

Quando avremo realmente compreso la nostra Essenza, saremo esseri naturalmente morali, pienamente centrati in noi e non potremo che agire sempre in modo corretto.