)*(Stazione Celeste)

 

 

 

Estratto da

Monte 5

di

Paolo Coelho

 

 

«Durante quella notte, un uomo entrò nella tenda di Giacobbe, e lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.

Vedendo che non riusciva a vincerlo, gli disse: 'Lasciami andare.'

Rispose Giacobbe: 'Non ti lascerò andare se non mi avrai benedetto.'

Allora l'uomo gli disse: 'Hai lottato con Dio. Come ti chiami?'

Giacobbe gli disse il proprio nome, e l'uomo rispose. D'ora in avanti ti chiamerai Israele.»

(Genesi 32, 25-29)

 

 

Elia si svegliò di soprassalto e guardò il firmamento. Era questa la storia che mancava!

 

Molto tempo addietro, il patriarca Giacobbe si era accampato e, durante la notte, qualcuno entrò nella sua tenda e lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Giacobbe accettò il combattimento, pur sapendo che l'avversario era il Signore. All'alba, non era ancora stato vinto: e cessò il combattimento soltanto quando Dio acconsentì a benedirlo.

 

La storia era stata tramandata di generazione in generazione perché nessuno la dimenticasse mai: a volte era necessario lottare con Dio. Ogni essere umano, a un certo momento, vedeva una tragedia attraversare la propria vita: poteva essere la distruzione di una città, la morte di un figlio, un'accusa senza prove, una malattia che lasciava invalidi per sempre. In quel momento Dio lo sfidava ad affrontarlo, e a rispondere alla Sua domanda: «Perché ti aggrappi tanto a un'esistenza così breve e così piena di sofferenza? Qual è il significato della tua lotta?»

 

Allora l'uomo che non sapeva rispondere a questa domanda si rassegnava. Mentre l'altro, quello che cercava un significato all'esistenza, pensava che Dio fosse stato ingiusto, e si accingeva a sfidare lo stesso destino. Era proprio in quel momento che un altro fuoco dei cieli scendeva: non il fuoco che uccide, ma quello che distrugge le antiche mura e concede a ogni essere umano le sue vere possibilità.

 

I codardi non lasciano mai che il proprio cuore sia incendiato da questo fuoco: tutto ciò che essi desiderano è che la nuova situazione torni rapidamente a essere quella di prima, per poter continuare a vivere e a pensare nel modo in cui erano soliti. I valorosi, invece, appiccano il fuoco a ciò che era vecchio, e, sia pure a costo di grande sofferenza interiore, abbandonano tutto, compreso Dio, e vanno avanti.

 

"I valorosi sono sempre tenaci."

 

Dal cielo, il Signore sorride contento, perché era ciò che Egli voleva: che ciascuno avesse nelle proprie mani la responsabilità della propria vita. In fin dei conti aveva dato ai propri figli il più grande di tutti i doni: la capacità di scegliere e decidere i propri atti.

 

Soltanto gli uomini e le donne segnati nel cuore dalla fiamma sacra avevano il coraggio di affrontarlo. E soltanto questi conoscevano il cammino per tornare al Suo amore, giacché capivano finalmente che la tragedia non era una punizione, ma una sfida.

 

Elia rivide a uno a uno tutti i suoi passi: dal momento in cui aveva lasciato la falegnameria, aveva accettato la propria missione senza discutere. Anche se fosse stata vera, e lui pensava che lo fosse, Elia non aveva mai avuto l'opportunità di vedere che cosa accadeva nei cammini che aveva rifiutato di percorrere. Perché aveva paura di perdere la fede, la dedizione, la volontà. Riteneva che fosse molto rischioso sperimentare il cammino delle persone comuni: alla fine avrebbe potuto anche abituarvisi e amare ciò che vedeva.

 

Non capiva che anche lui era una persona come tutte le altre, anche se udiva gli angeli e riceveva di tanto in tanto qualche ordine da Dio: era talmente convinto di sapere ciò che voleva da essersi comportato proprio come coloro che non avevano mai preso una decisione importante nella vita.

 

Era sfuggito al dubbio. Alla sconfitta. Ai momenti di indecisione. Ma il Signore era generoso, e lo aveva condotto sull'abisso dell'inevitabile per dimostrargli che l'uomo deve scegliere, e non accettare, il proprio destino.

 

Molti e molti anni addietro, in una notte come quella, Giacobbe non aveva permesso che Dio se ne andasse prima di averlo benedetto. Allora il Signore gli aveva domandato: «Come ti chiami?»

 

Era questo il problema: avere un nome. Quando Giacobbe aveva risposto, Dio lo aveva battezzato Israele. Ciascuno ha un nome fin dalla nascita, ma deve apprendere a battezzare la propria vita con la parola che ha scelto per dare alla vita stessa un significato.

 

'Io sono Akbar," aveva detto lei. (la donna che Elia amava - ndr)

 

Erano state necessarie la distruzione della città e la perdita della donna amata perché Elia capisse che aveva bisogno di un nome. E in quell' istante chiamò la propria vita Liberazione. [...]

 

 

estratto da:

Monte Cinque

Monte Cinque

di Paolo Coelho

[Bompiani Editori]

 

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