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)*(Stazione Celeste)

 

 

 

la sacra danza

i principi metafisici della relazione

di Celia Fenn

 

 

Esistono molti miti e molte antiche leggende sulla creazione che raccontano come la forza Divina originaria creò due Esseri dalla sua essenza. Questi due Esseri, a loro volta, continuarono nella creazione di Tutto Ciò Che È.

Secondo questa visione i principi spirituali di base della creazione sono:

- l’unità – l’unità di tutto ciò che è;

- la dualità – l’uno che esplora sé stesso attraverso le tensioni degli opposti;

- la molteplicità – la reiterazione della danza della creatività in forme complesse e meravigliose.

Le relazioni ci consentono di riscoprire la danza originale dei due che di fatto sono uno. Il movimento è sempre rivolto alla riscoperta dell’armonia e dell’unità, per scoprire poi che esiste anche la disarmonia e la dualità perché i due ora sono diventati Esseri individuali e unici. La chiave di questa danza si trova proprio nell’equilibrio e nel saper fluire dall’unità alla dualità e viceversa.

Esistono molti antichi miti che parlano di divinità originarie che danzano nei cieli mentre concepiscono la creazione sulle orme della loro danza. Il mito che viene in mente è quello induista di Shiva e Shakti, la loro unione e la loro danza rappresentano l’unione delle energie sacre maschili e femminili nella danza della creazione.

Nelle nostre relazioni della nuova energia Multi-Dimensio-nale, dobbiamo conoscere i movimenti della Sacra Danza di Shiva e Shakti, se abbiamo intenzione di riprodurla nella nostra vita.

La danza aveva tre movimenti primari:

Il primo movimento tende sempre verso l’armonia e l’unità.

Due persone si attraggono e cercano di scoprire le loro affinità. Questo è il movimento verso la forza divina o il movimento dei due che cercano lo stato originario di unità. Poiché tale movimento va verso la divinità, questa fase della relazione è sempre estatica, gioiosa e creativa, c’è quando i due Esseri sentono scorrere la luce e l’energia tra di loro. In questa parte della danza sacra, essi si scoprono l’un l’altro e trovano le parti migliori di sé stessi riflesse nell’altro.

Il secondo movimento allontana sempre dall’unità portando alla separazione.

L’uno si fa due, ognuno ritorna a percepirsi separato e unico. In tale fase della danza relazionale le due persone scoprono quali sono le loro diversità e poiché in tale stadio della relazione ci si allontana dalla Fonte Divina andando verso la separazione e la dualità, spesso è qui che compaiono rabbia e ansia e il bisogno di esercitare il controllo per mantenere la somiglianza.

Ciò avviene perché nella nostra cultura spirituale abbiamo paura della dualità. La consideriamo come qualcosa di negativo, lottiamo per la coscienza dell’unità e cerchiamo sempre di portarci al di là della dualità. Tuttavia non possiamo andare al di là di essa se la nostra identità è unica e separata. Anche nel nostro stato di coscienza più elevato prenderemo parte a questa danza di energie tra unità e dualità. Essere coscienti è essere consapevoli della danza ed essere capaci di lasciarsi andare e di gioire in essa, sapendo che il flusso tra questi due stati dell’Essere va e viene di continuo.

Ciò implica che in ogni relazione dobbiamo esser pronti a sperimentare periodi di discordia. Potrebbero manifestarsi rabbia, frustrazione e altre energie negative, che devono essere gestite con garbo e sapendo che, se così trattate, non saranno distruttive. Questo è ciò che chiamiamo il lato oscuro della relazione, esso sarà sempre presente. Sarà il modo in cui verrà gestito e integrato a determinare la qualità della relazione. Se entrambi i partner/danzatori sapranno come affrontare la danza della rabbia e della negatività, allora la gestiranno senza creare uno squilibrio tale da interrompere o distruggere la loro relazione/danza.

Ho notato che la chiave è lasciar sempre esprimere la rabbia e la negatività, senza prendersela personalmente e senza aver bisogno di difendersi in modo distruttivo, se la stessa rabbia è condivisa da entrambe le parti. Ciò crea soltanto una spirale di energia negativa che impedisce alla danza di fare il movimento successivo.

Il terzo e ultimo movimento riconduce sempre all’unità e all’armonia.

I due riscoprono nuovamente, attraverso i loro percorsi separati, di essere di fatto uno. Infatti, si riconoscono nell’altro ritrovando la loro unità, e dato che hanno imparato qualcosa di più su sé stessi e sull’altro, adesso si riuniscono in una più alta spirale di evoluzione e consapevolezza. Avendola appresa non c’è più bisogno di tornare a ripetere questa specifica cosa, poiché è così che, all’interno di una relazione, nascono schemi distruttivi. I danzatori cosmici provetti sanno come lasciare andare e spostarsi a nuovi livelli di danza sperimentale, mantenendo la relazione sempre in una condizione di crescita e movimento nuovo.

 

Estratto dal cap.10 del libro

"L'avventura Indaco-Cristallo"

di Celia Fenn

(Edizioni Stazione Celeste)

 

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