)*(Stazione Celeste)

 

 

 

Indice delle Trascrizioni         Sei Un Errante?         Meditazioni per Gaia         The Ra Material

Q'uo         Il Channeling

 

  SATURDAY MEDITATION

Sia fatta la Tua Volontà

Q’uo attraverso Carla L. Rueckert

 22 Gennaio 2011

 

Jim: Questa sera la domanda è: quando noi, come ricercatori, preghiamo che la volontà del Creatore o di Gesù sia fatta attraverso di noi, come possiamo farlo in modo più efficace e a quale potere consegniamo la nostra volontà? Esattamente, che cosa succede e in che modo influenza il nostro libero arbitrio di ricercatori?

(Canalizza Carla)

Siamo a voi noti come il principio di Q’uo. Saluti nell’amore e nella luce dell’Uno infinito Creatore, al cui servizio veniamo a voi questa sera. È un privilegio e un piacere essere invitati nel vostro gruppo di ricerca e siamo felici di unirci a voi in questa sessione di lavoro e di condividere i nostri pensieri.

Prima di cominciare, tuttavia, come sempre, vi chiediamo un favore ed è di usare il vostro discernimento e i vostri poteri di discriminazione mentre ascoltate quel che diciamo, prendendo ciò che vi tocca, vi fa sentire bene e vi risuona, mentre lasciate indietro il resto. Se userete il vostro discernimento, ci sentiremo molto più liberi di offrire le nostre modeste opinioni, poiché sappiamo che non violeremo il vostro libero arbitrio, ma saremo soltanto una fonte di pensieri potenzialmente utili. Vi ringraziamo per questa considerazione, amici miei.

Ringraziamo colui noto come J per questa domanda che, come colei nota come Carla ha detto, tocca il cuore della filosofia della Legge dell’Uno, potremmo dire, e il proprio concetto di come si vive la vita. A volte, quando si utilizza la propria volontà per cederla a una volontà superiore, ci si sente come se si stesse perdendo la libertà, perdendo il proprio libero arbitrio. È come se si rinunciasse alla propria volontà personale, e per cosa? La risposta a questo è nascosta nel mistero dell’Uno Creatore. Osserviamo, perciò, questa domanda più da vicino.

In primo luogo, per ogni persona che vive nell’incarnazione sul Pianeta Terra nella terza densità il libero arbitrio è una questione di percezione. Se l’entità ha avuto un forte indottrinamento religioso, per esempio, la questione del libero arbitrio è stata dichiarata nulla, e il bambino obbedirà a ogni dettame e dogma della religione che dà una risposta a ogni situazione, solitamente pesantemente immersa nel giudizio, limitando le proprie scelte così che ci saranno prigioni fatte di dogma. Ogni credenza è una sbarra. Una volta che tali credenze sono accettate, la porta è sbarrata per l’intera incarnazione.

Ci sono altri che sono stati addestrati dai loro genitori e indottrinati nella loro cultura in un modo tale che la prigione è fatta di acculturazione. Ci sono regole che governano ogni azione e, spesso, queste sbarre sono severe quanto quelle della religione nel limitare le scelte di chi ha scelto di obbedire ai dettami della società senza riflettere o fare domande.

Fortunati sono coloro che all’interno di un’incarnazione si risvegliano alla realizzazione che è un loro diritto e appartiene alla loro natura base fare le proprie scelte, discernere e valutare la verità per se stessi e allontanarsi da qualsiasi prigione fatta di parole, di dogmi, o di regole e regolamenti sociali, che, per molti, sono parole di reclusione.

Ora, noi non stiamo giudicando la religione o la società per aver creato il dogma o le regole e i regolamenti di rapporti sociali educati. C’è chi vive molto bene all’interno degli stretti confini di una religione o di una società. È possibile aprire il corpo energetico e mantenere il cuore aperto all’interno della prigione di parole. È possibile essere promossi dalla terza densità in queste condizioni.

Tuttavia, è coinvolto un potere straordinario nella realizzazione che avete la capacità e la responsabilità di fare le scelte per voi stessi. Una volta che un’entità si rende conto di avere davvero il libero arbitrio e che lo può esercitare, si trova poi davanti alla decisione di come indirizzare la sua volontà, di che cosa desiderare e di che cosa esprimere l’intenzione di ricercare.

C’è chi, essendosi reso conto del proprio libero arbitrio, si volge a oggetti del desiderio che si trovano all’interno dell’illusione fisica. Questo strumento (Carla) stava partecipando a un programma radiofonico quando le fu chiesto come esprimere un’intenzione per ottenere quel che si desidera. Lo strumento scoprì poi che l’oggetto del desiderio era un servizio di piatti e disse a chi aveva posto la domanda che questo era fuori della sua competenza perché lei sa soltanto come esprimere la sua intenzione per scopi spirituali e che, per quel che riguardava i piatti, l’ascoltatrice era da sola.

Qui si parla di scopi spirituali, con l’esclusione degli scopi stabiliti all’interno dell’illusione. Consegnare la propria volontà alla volontà dell’infinito Creatore è un atto di volontà. Di fatto è un atto di volontà davvero profondo, in quanto arriva fino alle radici della coscienza, poiché la volontà è affidata al Creatore, il Creatore dell’amore, il Logos, l’unico Pensiero originale che ha creato tutto ciò che è. Una decisione simile è l’atto di un essere cosciente che è conscio della sua realtà e della realtà in cui dimora; vale a dire [che] dimora nella casa del Creatore su un’isola nello spazio chiamata Pianeta Terra. Riconosce che c’è una danza tra tutte le parti del Creatore, così che tutte danzano l’una con l’altra in equilibrio e indica un travolgente desiderio di essere parte dell’armonia, della reciprocità e dell’equilibrio della danza.

[Consegnando la propria volontà alla volontà del Creatore] può sembrare di dar via la responsabilità, tuttavia non lo è in nessun modo. Anzi è una dedizione del sé alla giustezza, all’equilibrio e al ritmo della danza. È il riconoscimento che nella terza densità non si possono vedere chiaramente tutti i fattori che hanno un peso in una situazione. Non si può vedere il grande schema che si trova al di sotto degli schemi più piccoli. [Una scelta simile] esprime il desiderio di collaborare e di armonizzarsi con lo schema di essere in equilibrio con l’infinita Creazione e tutte le sue parti interattive. Il libero arbitrio è a dir poco espressivo quando sceglie la volontà dell’Uno infinito e lascia andare le aspettative di un risultato all’interno dell’illusione a favore di quello che il mistero determinerà con una riconciliazione più profonda e un ritorno all’equilibrio.

La volontà umana, la volontà individuale, è molto potente. Ognuno di voi è un’entità magica, un’entità potenzialmente capace di creare cambiamenti nella propria coscienza con il pensiero. È seducente e allettante usare la propria volontà individuale, spingendo contro la realtà che si percepisce, per una meta desiderata. È facile pensare che si sta facendo la propria parte volendo che la responsabilità che si percepisce sia perfezionata o che sia reso un servizio. Tutte queste energie sono ottime. L’espressione dei propri desideri e lo stabilire le proprie intenzioni sono modi di sperimentare il sé in quanto potente. E questa è un’esperienza utile.

Tuttavia, la scelta più forte, secondo la nostra modesta opinione, per qualsiasi entità è la scelta di fare la volontà dell’agente che ha creato tutto ciò che è e che è consapevole di tutti gli elementi che costituiranno il punto d’equilibrio in qualsiasi situazione.

Ci vuole coraggio, infatti, per affidare la volontà all’Uno infinito, perché l’esito è sconosciuto. I desideri personali possono o non possono essere una parte dell’equilibrio e del ritmo della danza appropriata. C’è l’elemento del sacrificio percepito come tale.

Non possiamo neanche dire che tali decisioni creano la pace dentro di sé, perché le scelte del Creatore non arrivano con delle spiegazioni.

Apprezziamo i commenti di colui noto come G precedenti la meditazione riguardo all’introduzione di uno spazio nell’esperienza della sua stessa sofferenza. G ha prestato fede a colui noto come Ramana [1] che gli ha dato la domanda che gli ha dato spazio. Quella domanda era, “Chi sta sperimentando questo?” che lo ha confermato come testimone di quello che sta accadendo e gli ha permesso di distaccarsi dalle acque tempestose del suo catalizzatore.

Un’altra parte della domanda di J riguarda l’entità a cui cedeva la sua volontà quando pregava, “sia fatta la Tua volontà.” Sia J che questo strumento sono cresciuti nella chiesa cristiana. J come cattolico romano e Carla come cattolica anglicana. Così entrambi condividono un patrimonio di pensiero sul Creatore in cui l’unità del Creatore è divisa in una trinità pur creando queste tre parti un’infinità dell’Uno. Non è una cosa facile far capire al proprio intelletto un simile concetto, perché contiene un ovvio paradosso. Come può una cosa che è tre essere anche uno? Qualcosa che è unificato come può essere in tre parti?

Molte sono le anime che sono riuscite a lavorare bene con colui noto come Gesù come oggetto della preghiera. Molti altri hanno lavorato bene riuscendo a relazionarsi e a usare l’energia dello Spirito Santo. Tuttavia, come J ha detto, quando ha posto la domanda, il concetto del Creatore Stesso è sempre lasciato vago. Lavorando all’interno di questo sistema religioso, non siamo in grado di affinare la focalizzazione.

Tuttavia possiamo offrire dei pensieri riguardo a chi possa essere quel terzo membro dell’unità del Creatore, perché colui noto come Gesù, il Cristo, si relazionava al Creatore infinito come a suo “Papà”. In aramaico “Abba” non significa semplicemente “Padre”. Significa “Papà”. È un nome di grande affetto e amore. Quando Gesù Cristo consegnò la sua volontà all’Uno infinito Creatore, consegnò la sua volontà al suo amato “Papà”. Questa era la Sua percezione del Creatore.

Facciamo notare che dall’interno di quel sistema religioso il concetto di un “Papà”, anziché di un Creatore giudicante, severo e distante, era rivoluzionario. Non era qualcosa che colui noto come Gesù Cristo imparò dalla sua religione o dalla sua società. Era una verità delle profondità della sua anima.

Tuttavia c’è una grande verità in questa relazione per tutti perché, dal punto di vista di quello che questo strumento chiama la Legge dell’Uno, il Creatore è veramente un “Papà”, un Padre vicino e amorevole, o, diciamo, un Genitore, perché ci sono aspetti molto femminili del Creatore in quanto il Creatore ha dato origine alle stelle, ai pianeti, ai soli e alle lune, così come a ogni singola particella e briciola della vita all’interno della Creazione infinita. Non fu una deità femminile a partorire; il Creatore ha dato origine alla sua Creazione in un atto di paternità e maternità congiunti.

È molto comodo pensare al Creatore con una connotazione sessuale di “Padre” o “Madre”, tuttavia vi suggeriamo che il mistero del Creatore è entrambi e nessuno dei due. Il Creatore è sia un Padre che una Madre in quanto la Creazione è il risultato dell’attrazione tra libero arbitrio e l’essenza del Creatore che è l’Amore.

Quando la Luce fu aggiunta all’Amore e sopravvenne la manifestazione, era molto lontana dal Pensiero originale. La manifestazione è una scelta successiva, la scelta di chi desidera sapere di più chi è e così scaglia molte particelle di se stesso ed è poi testimone loro e delle loro esperienze per raccogliere quel che non ha ancora imparato su se stesso.

Quindi il Creatore fa una cosa reciproca dicendo “Non la Mia volontà ma la Tua”, quando dà il libero arbitrio a ogni entità presente nella Creazione. Non dirà loro cosa fare. Scoprirà ciò che desiderano e come sperimentano questi desideri. Non lo può fare controllandole, eppure quando gli viene chiesto “Sia fatta la tua volontà,” si muove secondo quello che tende verso l’attenuazione della distorsione e il ristabilimento dell’equilibrio.

Il mistero si fa più profondo perché ci sono molti livelli su cui può avvenire l’equilibrio, così che non si possa mai predire precisamente dove si trova l’equilibrio; dove si trova la saggezza, dove si trova la più elevata e migliore espressione dell’amore.

La terza densità è, per natura, una densità fortemente sessuale in quanto la sessualità è uno dei modi principali in cui le persone sperimentano la diversità del loro opposto dinamico. Maschio e femmina sono due poli di una dinamica molto importante. Le energie della mascolinità, a un livello archetipico, sono quelle che “si protendono” e quelle del femminile sono la personificazione di quel che è in attesa di essere raggiunto. Quindi, l’entità maschio sperimenta molta aggressività e l’incipit; c’è un impulso a iniziare le cose.

La femmina, sperimentando l’attrazione tra uomini e donne, spesso si trova a cedere all’aggressione ed è felice di farlo. Non si rammenta a sufficienza, tuttavia, che ogni entità ha dentro di sé, che sia biologicamente maschio o biologicamente femmina, entrambe le energie.

E, ripetiamo, è bene considerare quanto un’entità sia equilibrata. Se maschio, c’è un equilibrio di energia femminile per ammorbidire l’aggressività? Se femmina, si ha la capacità di prendere decisioni e farsi strada lungo le linee desiderate così come la capacità di collaborare e concedersi? Quando si considerano queste cose, può essere facile capire perché così tanti si relazionano allo Spirito Santo come all’aspetto femminile del Creatore Infinito.

Suggeriamo che può essere più fertile considerare i tre pilastri dell’Albero della Vita, con il principio del Creatore che è la parte considerata maschile, Gesù che è l’energia considerata femminile e lo Spirito Santo come l’energia che è il pilastro intermedio. Perché l’essenza dello Spirito Santo è l’energia di Gesù che è fu lasciata indietro nei piani interiori quando Gesù se ne andò dai piani esteriori, così che l’energia di Gesù, il Cristo, quell’Amore fecondo, fosse sempre disponibile fino alla fine della terza densità.

Non c’è un modo giusto per relazionarsi a queste entità. Per il ricercatore è utile relazionarsi tanto in un modo quanto in un altro. Incoraggiamo ciascuno a seguire le esperienze del cuore e a relazionarsi in un modo totalmente individuale, non nel modo in cui si relazionano gli altri, ma nel modo in cui avete trovato utile relazionarvi. Quindi, sia che consegniate la vostra volontà a Papà, o a Gesù Cristo, o allo Spirito Santo – Sofia come qualcuno lo chiama – non fa nessuna differenza, perché l’intenzione – in tutti e tre i modi di dire “Sia fatta la Tua Volontà” – è la stessa. Si desidera che a fluire sia la situazione più equilibrata possibile e la volontà di cooperare quando il palcoscenico è pronto e si scoprono quali sono le battute d’entrata, qual è la situazione e qual è l’amore nel momento che può essere scoperto e condiviso. Sia che pensiate al Creatore, a Gesù, allo Spirito Santo o a qualche entità-Creatore di vostra conoscenza non importa. È l’intenzione di massimizzare il vostro servizio e la vostra devozione che sono le energie centrali e cruciali in questa apparente rinuncia alla volontà.

In realtà, è il coronamento delle scelte del libero arbitrio scegliere la via del Creatore. È la stessa energia che talvolta fa sì che le persone si tolgano l’orologio e dicano, “Adesso è il tempo di Dio”. È la liberazione del sé dai minuti e dalle ore che libera il tempo dalla sua prigione. Ed è il rilascio della volontà dagli scopi minori di natura mondana e illusoria e il loro rilascio nel mistero che intensifica al punto più elevato possibile la propria libertà di scegliere.

Il mistero del libero arbitrio non sarà mai chiarito. Il paradosso di usare il libero arbitrio per consegnare la volontà non sarà mai spiegato. E quindi le domande continueranno a essere poste, in tutta umiltà e perplessità, sul come funziona. La pace che supera la comprensione, tuttavia, scaturisce dalla fede che si ha che è possibile stare nel tabernacolo con l’Uno infinito in un modo tale che l’Uno infinito possa massimizzare l’equilibrio attraverso di voi.

Vi raccomandiamo di ponderare questo punto. Chiediamo a ogni [persona] di tener conto del suo stesso potere. Qual è il giusto utilizzo del potere, amici miei? Come piegherete la vostra volontà? Come co-creatori, come creerete il vostro universo? Come lo governerete? Sarà una creazione d’amore o una creazione di giudizio? Queste cose sono nelle vostre mani e nelle vostre soltanto. Proseguite, quindi, e cercate di servire.

Speriamo che i nostri modesti commenti vi siano stati di qualche aiuto pensando a questa domanda e chiediamo se a questo punto avete un’altra domanda. Siamo quelli di Q’uo.

Intervistatore: Q’uo, questa è la mia domanda. Potete definire la differenza tra dolore emotivo e dolore spirituale?

Siamo Q’uo e siamo consapevoli della tua domanda, sorella mia. L’entità umana ha tre componenti – fisico, mentale/emotivo e spirituale. Il dolore fisico ovviamente è quello del corpo fisico. Il dolore mentale/emotivo è ancora quello che coinvolge la mente o intelletto e le emozioni che appartengono istintivamente agli umani di terza densità, e il dolore spirituale è il dolore coinvolto nel complesso spirituale come attivato dall’individuo. Spesso, un dolore mentale o emotivo colpisce così profondamente che è come se colpisse vera proprio l’anima e la maggior parte della sofferenza del genere umano è di natura mentale/emotiva.

Il dolore puramente spirituale è piuttosto raro, pur tuttavia accade. C’è chi soffre per la mancanza di connessione all’essenza del proprio sé spirituale. È come se un’entità simile tentasse di connettersi e sia incapace di farlo. Tuttavia, la vasta maggioranza della sofferenza delle entità viene sperimentata nella mente e nelle emozioni.

Desideri che proseguiamo, sorella mia? Siamo quelli di Q’uo.

Intervistatore: No, grazie.

Noi ringraziamo te, sorella mia. E, sorella mia, ti offriamo, per quanto queste parole possano essere modeste, la nostra simpatia. E offriamo la nostra simpatia a tutti coloro che soffrono, perché ci rendiamo conto che la sofferenza sembra sproporzionata rispetto a quello che sarebbe logico o ragionevole. Tuttavia, la sofferenza non è logica. Non è ragionevole. Ed è sempre una sfida. Soffriamo con chi soffre, e se questo è di conforto, ne siamo riconoscenti.

C’è un’altra domanda adesso? Siamo quelli di Q’uo.

R: Io ne ho una, Q’uo. Quando richiedo la guida, nella terza densità questo implica che mi aspetto un risultato particolare? Sono ancora impigliato nell’esperienza di terza densità rispetto a quello di cui avete parlato, che è abbandonarsi completamente ed essere in pace con qualunque cosa porti l’esperienza. Potete commentarlo?

Siamo quelli di Q’uo e percepiamo una domanda. Se ci sbagliamo, chiediamo a colui noto come R di ripetere la sua domanda in un altro modo, così da poterla capire meglio.

C’è, in effetti, una differenza tra il richiedere la guida e il rilasciare la volontà così che sia fatta quella del Creatore. Entrambe sono azioni positive e amorevoli. È il tuo modo di richiedere aiuto e guida e siamo consapevoli che, nella tua esperienza, molte volte l’hai trovato, a modo suo, piuttosto efficace. La richiesta della guida può essere osservata in un paio di modi.

(La prima parte del nastro termina.)

(Canalizza Carla)

In primo luogo, si può chiedere a se stessi, “Qual è l’azione più elevata e migliore che posso intraprendere adesso? Qual è la scelta più elevata e migliore del mio sé?” State chiedendo, in realtà, al vostro sé superiore di intervenire con qualche cenno o indizio di quella che sarebbe la scelta di sentieri di servizio per il miglior voi che potreste mai essere.

Un altro modo di considerare la richiesta della guida è un’estensione della richiesta della guida ai vostri amici – coloro che sono nell’illusione fisica con voi – e semplicemente estendere il vostro campo di richiesta e includere i reami invisibili.

Un modo di pensare rispetto alla richiesta della guida è un ricordo più diretto dell’unità di tutta la creazione. L’altro è un modo di rivolgersi all’aiuto sempre disponibile, che comporta “altri” all’interno della vostra creazione e non semplicemente al sé o altri-sé che sono come voi.

Qualunque modo di pensare al vostro sistema di guida utile è quello che vi incoraggiamo a seguire. Per alcuni è davvero di conforto pensare che il sé superiore, il meglio che potete forse essere, offrirà la risposta unificata. Per altri è più di conforto sentire che ci sono alleati tutt’intorno – coloro che vogliono veramente aiutarvi. Entrambi i modi di pensare riguardo alla guida sono la verità.

Ripetiamo, quando trovate il paradosso, quando trovate il mistero, potete esser certi di trovarvi sulla pista giusta, perché le cose dello spirito includeranno sempre e regolarmente questi elementi. Perché spezzano i vincoli del pensiero lineare e introducono le qualità dell’infinito e dell’eternità.

Desideri che proseguiamo, fratello mio? Siamo quelli di Q’uo.

R: Vi ringrazio per questi pensieri, Q’uo. Chiederò della differenza tra il richiedere una guida, che nella terza densità implica l’utilizzo della volontà, e l’abbandonarsi all’Uno infinito, che, per me, vuol dire non usare la volontà e fondamentalmente soltanto essere rinunciando al fare. Non riesco a capire la differenza, ma sembra proprio esserci. Potete commentare questo dalla vostra prospettiva?

Siamo quelli di Q’uo. Crediamo di capire la tua domanda, fratello mio. La differenza tra il richiedere una guida e il consegnare la volontà all’Uno Infinito è una questione di livello. Dipende da quello che ti viene dato e l’appropriata risposta a quel che ti viene dato. Se secondo te consegnare la tua volontà all’Uno infinito è un rilascio e un annullamento della tua volontà, allora non la devi cedere.

Coloro che rivolgono la loro volontà all’Uno infinito, sono coloro che hanno sperimentato gli esiti del potenziamento attraverso un risultato desiderato finché capita abbastanza volte da scoprire che non si è necessariamente in possesso di sufficienti informazioni per scegliere in modo giusto. Di conseguenza, per coloro a cui è data questa esperienza e questo atteggiamento, è più naturale scegliere liberamente di fare la volontà dell’Uno infinito, che ha più informazioni e che può vedere quello che non può essere visto dall’occhio umano.

In entrambi i casi c’è il desiderio di servire. C’è il desiderio di far parte della polarità positiva. E c’è il desiderio di chiedere aiuto. Perché chi non è ancora giunto alla conclusione che la volontà umana è spesso inadeguata per conoscere il risultato appropriato, la richiesta di aiuto per scegliere un risultato è quell’appropriata richiesta. Per coloro che, avendo delle aspettative, hanno provato la sensazione dell’insoddisfazione dopo aver usato la tecnica della scelta di un risultato ed essersi mossi verso di esso, è appropriato rivolgere la volontà all’Uno infinito, non come una perdita della volontà, ma come il coronamento dell’atto di volontà.

Si deve agire secondo il proprio giudizio, secondo i propri sentimenti, e, fratello mio, fintanto che senti di essere abbastanza saggio da insistere verso un risultato desiderato, ti incoraggiamo a fare quello che fai in questo momento, vale a dire chiedendo aiuto per vedere la situazione più chiaramente. C’è, come abbiamo detto, un differenza, non nel genere, ma nel livello, tra queste due scelte. Non è la scelta tra l’assumersi e il concedere una responsabilità; è la scelta tra l’aver fiducia che il risultato verso cui si tende è buono e il non aver fiducia che il risultato che desideri è buono.

Si può, di fatto, paragonare questa tematica tra chi è cerebralmente orientato a destra e chi a sinistra, o per chi è artista e lavora partendo dall’apprezzamento della bellezza e chi è persona intellettuale e lavora partendo da un apprezzamento del pensiero lineare e logico. Entrambi sono percorsi di servizio agli altri e appartenenti alla polarità positiva. Perciò non c’è nessuna scelta tra loro. È semplicemente questione di chi voi siete, di quali sono le vostre esperienze di vita e dove vi trovate in senso spirituale, in un momento particolare. Non esiste un modo migliore, c’è soltanto il modo appropriato per voi che vi risuona in questo momento presente.

Desideri che proseguiamo, fratello mio? Siamo quelli di Q’uo.

R: No, Q’uo. Grazie per quello che avete detto, è un buon nutrimento per la mente. Lo apprezzo.

Anche noi, fratello mio, ti ringraziamo, perché anche tu ci offri molto nutrimento per la mente. Siamo quelli di Q’uo e vediamo che questo strumento inizia a essere stanco. Di conseguenza, per noi è tempo di lasciare la nostra connessione con lei. Lasciamo lo strumento e il gruppo, gloriandoci nell’amore e nella luce, nella pace e nel potere dell’Uno infinito Creatore. Siamo a voi noti come il principio di Q’uo. Adonai, amici miei. Adonai vasu borragus. 


Nota:

[1] Ramana Maharshi (1879-1950) è stato un maestro della consapevolezza pura, non duale. I suoi numerosi libri possono essere acquistati nelle librerie o online.

 

 

Trascrizione originale in inglese: http://www.llresearch.org/transcripts/issues/2011/2011_0122.aspx

Traduzione di Susanna Angela per Stazione Celeste

 

www.stazioneceleste.it