)*(Stazione Celeste) 

-L/L Research-

 

Sunday Meditation

 

 

 

 

L’ETERNO MOMENTO PRESENTE

Q’uo attraverso Carla L. Rueckert

16 Novembre 2003 

Domanda del Gruppo: Q’uo, oggi la nostra domanda riguarda l’eterno momento presente. Un autore umano [1] ci esorta ad accedere al potere dell’ora. Afferma che, nel presente, la sofferenza non può esistere, perché dipende dal tempo. Ci viene detto, ripetutamente, che il tempo è un’illusione. Vorremmo, quindi, sapere cos’è esattamente il “potere dell’ora”? Come possiamo ottenere accesso a quel potere? In che modo possiamo sempre più vivere nel momento? Come possiamo renderci conto che siamo creature del momento? Il momento presente, per chi lo ha scoperto, a che cosa somiglia? Che risultati ci si può aspettare in un ricercatore che ha davvero scoperto il momento presente?

(Canalizza Carla)

Siamo quelli del principio a voi noto come Q’uo, e vi salutiamo nell’amore e nella luce dell’Uno Infinito Creatore, al Cui servizio siamo felici di essere e al Cui servizio veniamo a voi in questo giorno. Vi ringraziamo molto per averci chiamato nel vostro circolo di ricerca, con il vostro desiderio di cercare la verità. È un grande onore che sia richiesta la nostra opinione e, infatti, è il nostro metodo di servizio in questo periodo. È, quindi, un grande aiuto per noi potervi parlare, poiché questo è il nostro metodo di servizio agli altri. È una cosa molto preziosa per noi, e faremo del nostro meglio per condividere con voi, pensieri che saranno utili. Tuttavia, affinché possiamo parlare liberamente, chiediamo, come sempre, che ognuno di voi impieghi il proprio discernimento molto attentamente nell’ascoltare quelle cose che abbiamo da suggerire; poiché non siamo, in ogni caso, l’autorità, ma chi è come voi, studenti e ricercatori della verità, del grande mistero. Non conosciamo il mistero, ma lo cerchiamo come voi e siamo lieti di offrire i nostri appunti dalla strada, con la consapevolezza che accoglierete solo quelle cose che sono giuste per voi e lascerete indietro, senza un secondo pensiero, qualsiasi cosa non sembri proprio giusta, perché ognuno di voi può veramente riconoscere e risuonare con la propria verità personale.

Questa sera chiedete del momento presente, l’ora, e come può essere scoperto, riconosciuto, penetrato, assaporato, apprezzato e, soprattutto forse, come può essere imparato. Per parlare di questo interessante soggetto, cominciamo con alcuni pensieri riguardo al tempo stesso.

L’illusione del tempo è ciò che permette alla vostra esperienza di avvenire dentro il vostro essere. Senza l’illusione del tempo e dello spazio, senza la struttura in cui dimorare, che il Creatore ha costruito per il vostro particolare corpo, mente e spirito, non sareste in grado di elaborare il catalizzatore nell’esperienza; non avreste, infatti, il catalizzatore, voi semplicemente sareste. Questo è, infatti, il vostro stato reale. Voi siete, punto. Non siete un umano o un’anima, o qualsiasi qualità o condizione, siete una parte di tutto ciò che è. Voi siete un’Es-senza [Is-ness 2]. È molto difficile per noi, esprimere questo concetto attraverso le parole; ma, al di sotto di tutto il movimento, voi, già ed eternamente, siete.

Poiché questo risuona come uno stato delizioso, ci si chiede forse perché il Creatore abbia creato una casa, qual è l’universo di cui gioite, che non è altro che un’illusione, o un sistema d’illusioni che s’interpenetrano. La ragione è quella riguardo cui parlavamo recentemente, quella prima distorsione di libero arbitrio. Il Creatore ha scelto di conoscere se stesso, e per conoscere se stesso ha creato, con amore e luce, una creazione in cui le entità possono esaminare qualunque materiale desiderano della loro essenza o Es-senza, sullo sfondo di un ambiente che sembra plausibile e solido. C’è, quindi, un sogno credibile, auto-regolante di realtà prevalente, in cui tutti coloro in un sistema planetario, qual è il vostro, possono partecipare ed aiutarsi reciprocamente, per apprendere di più riguardo a quell’entità che voi tutti siete o che ognuno di voi è. Di nuovo, questo è difficile da dire. Mentre ognuno di voi è totalmente unico, allo stesso tempo ognuno di voi è una parte del sistema energetico che è il Creatore. Voi siete nel processo d’apprendimento dal vostro sé interiore, con l’aiuto del vostro sé esteriore e del sé degli altri.

Il mondo, quindi, può essere visto come un sogno, come un regno o come una prigione. Ma, sicuramente, il vostro mondo fisico, sebbene un’illusione, è piuttosto solido, piuttosto sostanzioso, piuttosto credibile. Senza il tempo, non sareste in grado di avere l’esperienza della consecutività; non nascereste, non vivreste e non morireste; piuttosto esistereste in uno stato “essente nato, morente e tutto-nel-frattempo”, tutto in una grande minestra. Il desiderio del Creatore era quella speranza di diventare un’essenza più piena, più ampiamente realizzata. C’è stata una consacrazione del principio di Divinità ad un esame del sé, una celebrazione del sé, ed un apprendimento riguardo al sé.

Ognuno di voi, quindi, è una scintilla di quel Creatore, il Quale ha scelto, in questo periodo, di venire in questo ambiente particolare, ciò che questo strumento (Carla) chiama terza densità, per vivere in incarnazione in mezzo agli altri del vostro genere; per essere uno specchio per gli altri; per riflettere agli altri quella verità che offrono; per vedere gli specchi degli altri che vi mandano di riflesso la vostra verità, e, attraverso tutti i labirinti e gli specchi, cominciare ad arrivare ad una comprensione competente riguardo alla natura dell’illusione che vi permette, come uno spirito che cerca la verità, di penetrare sempre più ciò che non è dell’essenza del sé, per poter prendere, sempre più, la vita leggermente; per rimuovere dal sé quella sensazione di prigione e di sostituirla con la sensazione del sogno o del regno.

Ci sono molti modi per perdere la sensazione di essere uno schiavo del tempo o di essere imprigionati dentro il tempo e lo spazio. Vi consigliamo, come sempre, la meditazione, ma ci sono molti modi per scrollare i pensieri, la routine e gli affari della giornata, per elevarsi da quella limitatezza mentale che non ricorda chi siete o perché siete qui. È molto facile essere catturati nell’infinita serie d’elenchi, che colui noto come T1 stava osservando; il fare le cose su base quotidiana, come colui noto come Jim diceva a questo strumento (Carla) prima, la montagna infinita di lavori di routine da dover fare e doveri da adempiere. Com’è facile convincersi completamente che questi sono i mattoni che compongono l’intera esistenza! Tuttavia, in e di queste cose, non c’è una sostanza o un significato reale. C’è semplicemente quella struttura che permette l’esperienza. Senza ulteriore ricerca, quindi, il mondo può sembrare un tipo di prigione, dove la sentenza è vita e la sentenza finale è morte. Non si può scappare dalla vita, tranne che dalla porta della morte, e quando si scappa da quella porta, per quanto possa vedere chi rimane, quell’entità è diventata niente, la polvere è tornata alla polvere e il ciclo di vita e di morte è completo.

E così, per il primo ciclo di ricerca, diciamo, per il nuovo ricercatore c’è la tendenza a cominciare a sentire che la vita è un sogno. C’è la comprensione che questi mattoni apparentemente solidi di lavori di routine, giorni e stagioni, non siano sostanziali. E c’è una straordinaria sensazione di sollievo e di libertà, smettendo di prendere troppo seriamente il periodo di lavoro, il periodo di routine, il periodo dei doveri. Dentro una delle vostre distorsioni filosofiche c’è questa frase: “Prima c’è una montagna, poi non c’è una montagna, poi c’è”. Il tempo di sperimentare la vita come un sogno dentro un sogno, è quel momento in cui la montagna non c’è. E’ un tempo in cui le comprensioni improvvise e le nuove informazioni possono creare una straordinaria eccitazione dentro il sé e un tempo in cui la notte scura dell’anima può far piombare le entità nella pena e nell’angoscia più profonde, e tuttavia, sempre con la sensazione che si è veramente uno spirito, piuttosto che un corpo e che si sta sperimentando un sogno e che niente è davvero importante. E’ un tempo prezioso in molti modi e molto beneficio viene dalla ricerca fatta durante questo periodo.

Oltre quel tempo, arriva un periodo di reintegrazione, il sogno e la prigione si uniscono per formare un nuovo quadro, che è quello del regno, un luogo magico. Pensiamo che qui è dove molti di voi, in questo circolo (di ricerca), cercano di vivere in questo periodo, e vi lodiamo per esservi mossi lungo il sentiero della ricerca, attraverso così tante curve, svolte e difficoltà, che la vostra maturità spirituale ha cominciato a permettervi di vedere le ricchezze dell’illusione, le straordinarie ricchezze dell’ambiente che è stato fornito per questa scuola di vita che sperimentate durante l’incarnazione. E’ un tempo in cui l’amarezza comincia a dissolversi. Non c’è più rabbia per dover lavorare per vivere, o nutrire il corpo, o lavare il corpo od occupare l’ambiente che si è scelto. Le porte della prigione si aprono, perché c’è la libertà di vedere la benedizione di tutto. Non c’è bisogno di giustificare la sofferenza, il dovere e tutte le spiacevolezze della vita, perché infine si vede questo non come ciò che limita e restringe la luce, non come ciò cui si può partecipare e non si prende seriamente, ma ciò che è stato dato come un dono straordinario, ogni dono, ogni momento che arriva nuovo dal Creatore. Quello è il tempo del regno. Quello è il tempo dell’esultanza. Ed è veramente il primo posto, diciamo, dentro la mente da cui un punto di vista può avere grande profondità, così che possiate sopravvivere a quelle comprensioni che vi verranno, quando non avrete più paura della prigione e del sogno.

La maggior parte delle entità fra le vostre genti, vivono un genere di vita interiore che descriveremmo come orizzontale. Il mondo delle cose si distende come un profilo contro il cielo, pieno di dettagli. Ed è ciò dentro cui si vive. Si guida per le strade, si cammina sui marciapiedi, ci si muove orizzontalmente lungo la faccia del pianeta. Per tutti gli intenti e gli scopi illusori, è un’esistenza piatta. Se quella vita orizzontale fosse chiamata l’asse-x, allora il mondo dello spirito potrebbe essere visto come l’asse-y, la vita verticale. Immaginate di stare in piedi sul terreno, vedendo con gli occhi fisici che si estende piatto in ogni direzione, orizzontalmente tanto lontano quanto gli occhi possono vedere. I piedi incontrano il terreno in un posto preciso.  C’è contatto fra le piante dei piedi e il terreno, e quel sottile punto d’incontro rappresenta la profondità della realtà. Ma immaginate che, improvvisamente, precisamente dove la pianta del piede incontra il terreno, ci sia un’apertura infinita, su e giù; su nel mondo degli ideali, della guida, della divinità; giù nel terreno dell’essere. E’ come se una voragine si aprisse sotto e sopra di voi e all’improvviso non siete più sopra una sottile lastra di terra, ma sulla lama di un rasoio, in intersezione con l’eternità e l’infinito.

Questa è, infatti, la vostra situazione. Siete in una posizione in cui siete in grado di vivere simultaneamente, sia una vita nello spazio/tempo, la vita orizzontale, sia una vita nel tempo/spazio, la vita verticale. Possiamo dire che l’abilità di ricordare questa immagine, l’abilità di ricordare ciò che è invisibile, ciò che apre al Creatore ed al sé essenziale, è una misura di quanto bene stiate facendo con il semplice atto del ricordo che è la chiave, in molti modi, per il progresso nell’evoluzione spirituale, mentale e fisica del sé. Come ricordare che ciò che vedete non è tutto quello che avete? Come ricordare l’intersezione con sorpresa, magia e possibilità infinita? Questo strumento (Carla) persegue un programma, spirituale o religioso, quotidiano e settimanale, che include la venerazione di gruppo in quella distorsione di spiritualità detta Cristiana. Questo è un modo in cui lei tenta di essere una creatura del ricordo. Ci sono molti modi per ricordare chi siete e perché siete qui. Quello è un modo, il semplice atto di riservare del tempo, come avete fatto voi oggi, per cercare insieme. Non importa in che modo va la meditazione, non importa come sentite di essere stati parte del circolo di ricerca, l’intenzione, la dedizione di tempo, sono cose che creano la sensazione del ricordo e onorano la parte di voi stessi che vive quella vita verticale. In momenti come questi, mentre permettete all’energia di muoversi intorno al circolo, siamo sicuri che ognuno di voi ha quella sensazione concentrata di aprirsi alle infinite possibilità del momento.

Ci sono, però, come colui noto come T2 ha detto, così tanti modi diversi per arrivare ad uno stato di ricordo. Nel fisico ognuno di voi ha cinque sensi. L’esempio che colui noto come T2 ha fatto, del lavarsi le mani e di divenire consapevoli di ogni caratteristica e sfumatura di sensazione in quell’esperienza, opera sul principio dell’uso dei doni che vi sono dati. Ogni senso è evocativo. Ogni sensibilità può essere innescata, sintonizzata e persino trasformata, scegliendo di stare all’erta, di essere attenti e solleciti, di fare attenzione alle piccole cose. Questo strumento (Carla) ama dire che più la cosa è piccola, più comune e quotidiana, più sembra sacra [per lei]. E mentre noi troviamo tutto ugualmente sacro, comprendiamo che cosa tenta di esprimere questo strumento (Carla). Considerate l’atto di lavarsi le mani, di andare di corpo e l’alzarsi da quella funzione naturale per lavarsi le mani e avviarsi verso la nuova giornata. Deve essere fatto ogni giorno, forse più di una volta, ma sicuramente il mattino. Per ognuno di voi questa è una sentenza di funzione vitale naturale, cui si deve partecipare per la salute del corpo. Quella però è un’energia pesante, cioè una vita riluttante quando si “devono” eseguire le funzioni naturali. Tuttavia, se si compiono quelle funzioni naturali, nei modi naturali di pulizia e di preparazione per la giornata con ogni senso attento, ogni lavoro di routine, umile e necessario può diventare un simbolo, nel fisico, dei processi che si muovono dentro l’essere interiore, processi che si muovono da sfumatura a sfumatura. L’abilità di entrare nella gioia di rimuovere il vecchio dal sistema e pulirlo per la giornata, e poi l’alzarsi, lavarsi le mani e benedire quell’evento, sperimentando il magico flusso dell’acqua mentre lava, sperimentando tutte le sensazioni che accompagnano la pulizia, il buon odore, la composizione del sapone, la trama dell’asciugamano; partecipare ad ognuna di queste per vedere in loro la bellezza, ammorbidisce e nobilita gli spigoli aspri della necessità in cose d’indicibile bellezza. E, mentre ogni minuscola cosa comincia ad aprirsi a quella vista, la sacralità delle cose emerge e vi solleva nella gloria dell’illusione dell’incarnazione. Ogni momento è un dono, una festa, un banchetto. E’ colmo d’informazioni, è intero, perfetto e uno. Il solo modo per entrare in quel senso di coscienza è imparare l’attenzione alla sacralità delle cose quotidiane.

Dentro uno spazio sacro, con altari, banchi, soffitti a volta e vetrate colorate, è facile sentire che si è in un luogo sacro. Tuttavia, ogni figlio della polvere, entro l’illusione della terra, calpesta suolo sacro, sia affamato o nutrito, sia che abbia freddo o sia coperto, sia malato sia sano. Non importa in quale stato o condizione essi possano essere, calpestano suolo sacro e loro stessi sono sacri. E anche tu, figlio della polvere, sei infinitamente ed inesprimibilmente sacro. Sei un’essenza sacra del divino.

Come si può cominciare a sperimentare questo punto di vista? In certi modi, diventa questione di mera disciplina. C’è una certa quantità di ciò che questo strumento (Carla) chiama lotta coinvolta nell’allenamento della mente per giungere ad uno stato di ricordo. È disponibile molto aiuto per chi desidera diventare presente ed è davvero un compito nobile da predisporre per il sé, diventare presente. Non si desidera non avere un contesto. Non vi facciamo lasciare il mondo, e non guardiamo dall’alto in basso, nessuna parte della vita vissuta dall’essere umano comune. Non suggeriamo il bisogno di ritiro e di cambiamento delle circostanze esterne. Sicuramente, momenti di quiete, come T1 ha descritto, sono straordinariamente utili. Quando c’è il sabbatico, c’è l’opportunità di fare provvista, di esprimere il sé come un’entità alla ricerca, invece di focalizzarsi sulle sfide comuni per vivere e lottare con la parte finanziaria della vita. E tuttavia la vita, per la maggior parte, è vissuta nello scompiglio, sotto i riflettori della rappresentazione della passione [3], mentre le scene sul palcoscenico cambiano.

Diamo a questo strumento (Carla) la veduta di una completa mancanza di collocazione. Immaginate, se volete, la sensazione di assenza di peso, di mancanza di input in ognuno dei sensi. Sollevati dal costante contatto con i sensi, si è lasciati in un regno che è dentro. Dentro quel regno interiore del sé, si trova la verità e molta distorsione. Da dove è venuta questa distorsione? Un’entità nasce nell’incarnazione già con certe distorsioni, concepite in anticipo. Ognuno di voi ha scelto un involucro di personalità che è ricco di doni e di sfide. Ognuno di voi ha sceneggiato per se stesso lezioni incarnazionali che avverranno a tema, ripetutamente, durante l’incarnazione, insegnandovi le lezioni che avete scelto e offrendovi le opportunità di servizio che avete sperato. In questa vita interiore non esistono specchi ed è esponenzialmente più difficile, vedere il sé chiaramente di quando si ricevono informazioni dagli specchi intorno. Quindi, mentre valutiamo il tempo trascorso completamente in una ricerca interiore, sentiamo che il sentiero più efficace, in termini di rapidità con cui l’evoluzione può avvenire, è un ambiente in cui la vita interiore e la vita esteriore si sposano. Piuttosto di combattere e di dividere la vita interiore da quella esteriore, e lottare per avere più vita interiore, vi suggeriamo ogni modo che potete considerare personalmente, per imprimere l’esteriore con l’interiore e relazionare l’interiore all’esteriore, facendo ogni connessione che potete, in modo che l’esperienza diventi una e il fisico e il metafisico diventino una danza per due, e porti entrambi gli aspetti maschili e femminili della vita dentro una coscienza.

Secondo gli aspetti maschili e femminili della vita, suggeriamo, nella nostra distorsione, che la vista esteriore od orizzontale è maschile, o “yang” come direbbe questo strumento (Carla), nella sua attività, nella sua estensione, nel suo potere di fare, laddove la vita interiore verticale è come il potenziatore, ciò che aspetta l’estensione, ciò che non ha la forma ma che produce tutte le forme, ciò che può essere chiamato guida, ispirazione, infinito o eternità. Per permettere all’infinito e all’eterno di diventare una parte della scena effimera e permettere alla scena effimera di essere impressa nell’infinito e nell’eternità è sposare, nella vita, quegli aspetti che altrimenti lotterebbero per il dominio. Vi assicuriamo che non è affatto facile fare questo, è molto più facile dividere in compartimenti e fare la pratica spirituale ed entrare nella modalità quotidiana e poi ancora nella pratica spirituale e di nuovo nella modalità quotidiana. Tuttavia, possiamo dire che meno sono le transizioni che dovete scegliere di fare e più spesso siete in grado di mescolare l’essere interiore ed esteriore, più sostanziale sarà la vostra posizione, e il vostro punto di vista beneficerà di questa unificazione della vita interiore ed esteriore.

Qual è la vostra essenza? Questa è la domanda, vedete, e la risposta è così semplice. Voi siete. Non state creando voi stessi, state semplicemente scoprendo il sé che è lì. Non scegliete da niente, siete giunti in quest’incarnazione, come un cittadino dell’eternità molto reale. State semplicemente togliendo strati di distorsione per vedere voi stessi sempre più chiaramente, per avere un senso sempre più profondo della vostra stessa essenza. E’ un viaggio affascinante e siamo così felici di avervi come compagni.

Questo strumento (Carla) ci informa che abbiamo parlato abbastanza a lungo di questo soggetto molto affascinante e ci inchiniamo alla sua saggezza. Confessiamo che in questo caso particolare, potremmo continuare a parlare ancora, poiché è un bellissimo soggetto e vi ringraziamo per averlo richiesto. Ma ora lasciamo questo soggetto e chiediamo se ci sono altre domande cui possiamo rispondere in questo momento.

V: Q’uo, prima avete parlato riguardo all’uso dell’immaginazione per disciplinare le energie ribelli nella personalità, e mi chiedo se potete esporre il vostro pensiero su queste, e nello specifico, riferirvi alle affermazioni e perché sarebbe così necessario fare le affermazioni a voce alta o scriverle, per esteriorizzarle in qualche modo e rendere possibile la manifestazione?

Siamo quelli di Q’uo e afferriamo la tua domanda, sorella mia. Forse sei consapevole di quel tipo di personalità che pensa ripetutamente a fare qualcosa ma non la fa. Tutto il pensare del mondo non è produttivo, dal punto di vista della creazione nell’universo della realtà prevalente, senza azione. Nel caso delle affermazioni, l’anima disciplinata può essere ben capace di fare affermazioni dentro la mente senza scriverle e farle diventare cose “reali”; questo è il potere della personalità disciplinata. Tuttavia, per l’anima che sta tentando di diventare più disciplinata, è bene sposare, usiamo di nuovo questa similitudine, l’intenzione interiore con il fatto esterno, per fare del sogno interiore la realtà esterna. L’atto di scrivere su un foglio o di dire a voce alta nell’etere, dove il suono può essere udito, è l’atto di porre la vibrazione interiore nella vibrazione esterna e mescolare, o sposare, le due. Sei consapevole, sorella mia, del vecchio adagio: “Come sopra, così sotto”? L’idea di esteriorizzare queste affermazioni è l’idea di portarle nella realtà. E’ una cosa interessante che sia più facile credere nel sé quando si possono vedere le parole scritte e quando si può sentire il loro suono.

Possiamo risponderti ulteriormente, sorella mia?

V: Sì. Vorrei chiedere riguardo alla disciplina della personalità e ad un pensiero che ho avuto l’altro giorno, riguardo ciò che mia madre era solita dirmi, che era: “Misura le tue parole”. Mi è venuto in mente che, infatti, ciò che la disciplina riguarda è controllare i pensieri e creare una verità dentro di sé che dice: “Vedo la bellezza, vedo la perfezione”, piuttosto che guardarla e vedere il cinismo ed esprimere solo la bellezza. Puoi illuminare questo concetto per me?

Sorella mia, sentiamo che l’hai illuminato molto bene. La sola cosa che possiamo aggiungere è un incoraggiamento a giocare con questa consapevolezza di essere un creatore, un co-creatore e che, mentre pensi, mentre cominci veramente ad allenarti a pensare, non limiti ciò che comprendi. Sei tanto in grado di vedere i pensieri di cinismo, sarcasmo, rabbia e così via, quanto lo eri prima, forse di più. Ciò che fai, quando usi la disciplina, è modellare il tuo cuore o – correggiamo questo strumento (Carla) – modellare la tua mente per poter contenere i pensieri del cuore, piuttosto che semplicemente i pensieri della mente. Non è scorretto, sentiamo, essere consapevoli della ridicolezza, del dispiacere o della miseria di qualsiasi situazione particolare. Non è sbagliato avere pensieri sarcastici o reagire naturalmente, e anche con fervore, a quelle cose che fanno sentire a disagio o creano catalizzatore. Il cuore, tuttavia, pensa in modo sostanzialmente diverso dalla mente. I pensieri del cuore arrivano da quella parte verticale della vita, da quel tempo/spazio o parte metafisica, dove i pensieri sono i pensieri al di là dell’incarnazione, delle circostanze o della condizione. Quei pensieri sono i pensieri dell’infinito essere che tu sei. Sono i pensieri della coscienza interiore e quella coscienza è al sicuro dentro il tuo cuore. E’ questione di aprire le tue stesse porte in quel cuore, sedendo là e guardando, da quel cuore, fuori, nel mondo. Si possono avere ancora tutte le opportunità interiori per far ridere il sé del sé con pensieri cinici, come questo strumento (Carla) fa per hobby, diciamo! Ma si deve permettere alla forma dei pensieri del cuore di essere la forma del pensiero, mentre si evolve nella consapevolezza del sé interiore, da una grazia, distanza e ricordo di chi siete, così che la vostra espressione, anche per il sé, è una cosa più gentile. E sicuramente l’espressione del mondo esteriore porta con sé quella maturità di pensiero che mantiene il cuore aperto e non considera l’imperfezione delle cose come una ragione per perdere la fede o essere amareggiati.

Possiamo risponderti ulteriormente, sorella mia?

V: Mi piacerebbe che rispondeste ulteriormente, ma non ho un’altra domanda, quindi la passo a T1.

T1: Ho letto molto del materiale canalizzato dall’entità Seth e uno dei costrutti che sta causando un po’ di confusione in me è quello delle realtà probabili. La scelta. Seth indica che in ogni decisione, in questa incarnazione, ci sono infinite altre versioni dell’illusione in cui le nostre decisioni sono state prese. Gli insegnamenti della Confederazione (insegnamenti di Ra) affermano che lo scopo della terza densità è la scelta [del] servizio agli altri o servizio al sé. Quale [scelta] sia stata fatta è dovuta alla [propria] polarità. Prendendole insieme, realtà probabili e scelta, sembra che la scelta sia fatta separatamente e diversamente da ogni probabile sé proiettato dall’anima. Forse sono solo preso da questi costrutti e sono confuso, ma c’è un modo in cui Q’uo, forse, può districare alcuni dei miei processi di pensiero?

Siamo quelli di Q’uo e consapevoli della tua domanda, fratello mio. Davvero, non sappiamo se siamo capaci di districare i tuoi pensieri, ma siamo lieti di condividere i nostri con te nel loro stesso groviglio, fratello mio. Il sé è un concetto che, comprensibilmente, dentro gli umani è limitato e definito dalla forma del corpo fisico e dall’inevitabile flusso in avanti del tempo sequenziale. Ad ogni punto di decisione, ad ogni biforcazione della strada, la scelta di quale strada prendere crea, ovviamente, una diversa probabile realtà da quella che sarebbe, se viene imboccata l’altra parte. Tuttavia, forse questo può chiarirlo un po’, per te, per considerare che qualsiasi biforcazione della strada si prenda, si è dotati delle stesse lezioni incarnazionali, delle stesse cose sul libro della vita, che si presenteranno ripetutamente, così che è impossibile evitare il proprio piano. Certamente, si può vedere che ci sono sentieri ampiamente divergenti e la canzone che oggi questo gruppo ascoltava, fa la domanda: “C’è qualche altro modo in cui avrei potuto vivere, se non questo? C’è qualcun altro che avrei potuto essere?” [4] Certamente ci sono altre scelte che si sarebbero potute fare, ma la persona che fa quelle scelte sarebbe risultata in modo diverso, o quelle stesse scelte sarebbero apparse, nonostante la strada intrapresa?

Nella vita fisica camminate lungo sentieri, girate angoli e c’è un posto nuovo. Girate un altro angolo e c’è un altro posto nuovo. Nel vivere la vita verticale di cui abbiamo parlato, il sentiero è una spirale che s’intreccia sempre intorno e sempre da capo; non il cerchio che diventa vecchio, perché ogni volta che questi temi si ripresentano, li state approcciando da un nuovo punto di vista, da un nuovo posto nel vostro processo, da un nuovo stato di comprensione.

Possiamo risponderti ulteriormente, fratello mio?

T1: No, grazie Q’uo. Credo di aver bisogno di rileggere e riflettere sulla spiegazione che avete offerto, grazie.

Ringraziamo te, fratello mio. C’è un’altra domanda, in questo momento?

G: Q’uo, avete spesso descritto il processo di arrivare a quella relazione con il sé, quel sé sconosciuto di là della personalità; di accesso a quei depositi profondi d’auto-consapevolezza, come un processo di “corteggiamento” della mente subcosciente. La mia domanda è: come si affronta, come dite voi, il “corteggiamento” di quell’amante, di quel subconscio per recuperare le informazioni necessarie e per creare quel contatto autentico con amore, con luce e con il Creatore?

Siamo quelli di Q’uo e siamo consapevoli della tua domanda, fratello mio. Ogni amante deve corteggiare a modo suo. Lasciateci considerare qui l’oggetto d’amore. Quell’oggetto di ricerca è il sé interiore, che attende di essere raggiunto nella maniera archetipica della Matrice e del Potenziatore. Il sé interiore è come un libro non letto, il mistero sconosciuto. Nelle immagini dei tarocchi archetipici, ciò è raffigurato come la donna velata. Si può vedere a malapena il libro di saggezza che tiene vicino al suo cuore. Voi state tentando di sollevare il velo da quel libro del sé. Come fareste la corte a quel sé interiore? A volte, vi abbiamo suggerito di pensare a questo non come ad un corteggiamento, ma come ad un essere genitore, come se il sé fosse un figlio che ha bisogno di conforto; lo prendete in braccio, lo cullate e gli chiedete di cosa ha bisogno, quali sono i suoi sogni, quali sono le sue speranze, e poi, trascorrete il tempo ascoltandolo.

I modi per corteggiare sono lenti e dolci, sono colmi di passione, eppure colmi di controllo, perché l’oggetto d’amore è sensibile, giovane, inesperto. E, sicuramente, come un’essenza, vivendo entro la realtà prevalente, i vostri cuori sono davvero dei bimbi innocenti in un mondo malvagio. Ci sono quindi, i suggerimenti che vi diamo. Non è cercare come un uomo cerca una donna e, tuttavia, lo è, poiché c’è la passione, c’è l’amore vero e c’è la speranza di servire.

Trovate i modi con cui il vostro sé interiore desidera esprimere se stesso. E’ passeggiare nella natura? E’ riempire la vostra mente con grande musica o grandi parole? E’ l’atto del servizio? Nella mente di questo strumento (Carla) troviamo un esempio da una conversazione precedente, mentre stava parlando con colui noto come Jim, e lui le esprimeva quanto si senta grato dell’opportunità di tagliare e sistemare il prato del cliente, di creare un luogo di bellezza e quando se ne va, si volta e guarda con grande affetto e orgoglio il lavoro fatto, perché ha amato quel luogo e ha danzato con l’amore che si trova in quel luogo. Forse quel paese sconosciuto dentro di voi è un luogo che potete amare e in cui, e con cui, poter danzare.

Possiamo risponderti ulteriormente, fratello mio?

G: No, è stato bellissimo, grazie Q’uo.

Ringraziamo te, fratello mio. C’è una domanda finale, in questo momento?

G: Q’uo, coglierò l’occasione, se non lo fa nessun altro. Ho un’e-mail che ha il potenziale di creare grande cambiamento, nei file in sospeso e so che non mi potete offrire consiglio sul giusto o sbagliato, perché niente è sbagliato e non ci sono errori, ma potreste aiutarmi, darmi qualche informazione, offrirmi qualche consiglio su ciò che potrei considerare prima di mandarla e cosa potrebbe comportare alle configurazioni energetiche fra me e questa persona lontana?

Fratello mio, siamo consapevoli della tutta domanda e ci scontriamo completamente con il libero arbitrio. Possiamo dare a questo strumento (Carla) l’immagine di uno dei suoi detti preferiti dai Salmi, riguardo all’entità che tutti credevano fosse uno stupido fino a che ha aperto la bocca e ha fugato ogni dubbio [5]. Ogni parola detta cambia la forma del vostro mondo. Cercate in ogni parola la sua verità, la sua compassione e il suo servizio.

Siamo quelli di Q’uo. E’ stato immensamente piacevole per noi parlarvi. Crediamo che la bellezza della vostra ricerca sia deliziosa e ringraziamo ognuno di voi per quella bellezza che condividete con noi così liberamente. Lo scambio energetico è stato molto salubre per noi. Vi lasciamo nella pace. Vi lasciamo rafforzati con la speranza e con la consapevolezza delle vostre nature magiche. Vi lasciamo nell’amore e nella luce dell’uno infinito Creatore. Siamo quelli di Q’uo. Adonai, amici miei. Adonai.

Note:

[1] Eckhart Tolle, nel suo libro, Il Potere dell’Ora; Una Guida all’Illuminazione Spirituale: Novato, CA, New World Library, [c1999].

[2] N.d.t: Is = terza persona del verbo essere, quindi: egli/ella È. Ness = suffisso che si utilizza per formare sostantivi astratti dagli aggettivi; indica “l’essere in un dato modoEs: sad = triste + ness; sad-ness = tristezza – Is-ness parola intraducibile in italiano (anche in inglese non esiste). Quella che più si avvicina nel senso è essenza, che, per distinguerla dalla parola essenza normalmente utilizzata, ho indicato come Es-senza.

 

[3] Lo strumento stava estraendo i concetti da un album di Jethro Tull, chiamato Passion Play (Rappresentazione di Passione), in cui il suggerimento era che tutti viviamo la nostra “rappresentazione di passione”. Nella letteratura medievale inglese, una rappresentazione di passione è definita come “una rappresentazione del mistero simboleggiante la passione di Gesù”. 

 

[4] Dall’album della Dave Matthews Band, Under the Table and Dreaming, la canzone: “Dancing Nancies”: Avrei potuto essere/Avrei potuto essere/Un miliardario a Bel Air/Avrei potuto essere/Perso da qualche parte a Parigi/Avrei potuto essere/Il tuo piccolo fratello/Avrei potuto essere/Nessun altro, tranne me/Avrei potuto essere/ Nessun altro, tranne me/ Avrei potuto essere/Nessun altro, tranne me/Avrei potuto essere/Nessuno” 

[5] Questa citazione è dalla Sacra Bibbia, il Libro dei Proverbi 17:27-28: “Chi è parco di parole possiede la scienza; uno spirito calmo è un uomo intelligente. Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente”.

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Trascrizione originale in inglese: www.llresearch.org/transcripts/issues/2003/2003_1116.htm

Tradotto da Susanna Angela per StazioneCeleste

www.stazioneceleste.it